martedì 30 novembre 2010

Lui si muove lentamente verso l'uscita
scrolla via il sonno e imbocca il sentiero verso l'altopiano,
una figura solitaria che ora incede nervosa.
Certe mattine hanno l'aria così nitida
che si vede oltre l'immaginazione.
Attraverso le fessure della persiana lei, vedendolo allontanarsi, gli chiede scusa.
La sua piccola sagoma è un puntino che va via.

Che liberazione, trovare finalmente la pace!
Tutto quello che c'è bisogno di sapere

di ciò che avrebbe potuto e può essere,
si esauriscono i pensieri.
Non ci ha mai risposto abbastanza la nostra mente,
in questa forma umana che la nostra specie incarna.
Siamo come un continente senza nome a cui
resta ancora da capire l'appartenenza al sogno o alla realtà.

Luce bianca, intensa, attraverso gli occhi come fessure l'abbaglia.
L'uomo procede e le case sparse, sono intinte per metà nelle loro ombre.
Procede, supera l'isolato e sente distante un cane latrare.
Procede ora e l'aria che respira si è fatta più umida.
Procede fino a quando quell'aria gli da le vertigini.


Il mare taglia un sole nascente, come moneta d'argento.
Tutto racconta una distanza
e quella luce bianca lo avvolge.
Lei sprofonda nell'ombra.
Nuda sotto la doccia,
si sente un'isola sommersa dall'alta marea.


Fantasticando nel giardino della bella Mori,
un ramo fiorito di prugno sul letto, fedeltà nel cuore del fiore.
La mia bocca è colma della pura fragranza di quel basso ruscello,
brume e ombre lunari mentre cantiamo la nostra nuova canzone.

Il suo profumo si mescola al mio fiore di prugno.
Ci scambiamo in pegno una carezza simile a due o tre fili d'erba.
Lei fa l'amore come una graziosa ninfa di fiume.
Questo sentimento notte dopo notte, il mare zaffiro, azzurro il cielo.

La cieca Mori canta notte dopo notte con me,
sotto le coperte, come anatre mandarine, nuove parole intime.
Ci promettiamo di stare insieme sino all'alba di salvezza di Maitreya.
Nella casa di questo vecchio Buddha tutto è primavera.

Il corpo erotico

Il corpo erotico



Nell’innamoramento spesso uno ama più, o un ardore, un desiderio più intenso dell’altro. Questa differenza però non ha nessuna importanza se chi ama di più usa il suo calore, la sua passione, la sua fantasia per riscaldare, accendere il cuore e il corpo dell’amato. L’uomo può farlo col corteggiamento, il gioco, la poesia, l’intelligenza erotica. La donna ha, in più, altre risorse come l’abbigliamento, il trucco, la gestualità, la danza. Ma ha, soprattutto la possibilità di usare il suo corpo erotico. Perchè tutto il corpo femminile è erotizzato, e la donna che riesce a liberarsi dei tabù, delle inibizioni, può insegnare, all’uomo che ama, a godere di tutto il suo corpo esattamente come fa lei. Dandogli un piacere che l’altro non poteva nemmeno immaginare.

domenica 28 novembre 2010

I giovani (e gli scrittori incompetenti) credono che il desiderio sessuale sia uguale nell’uomo e nella donna.

La donna ha un minor interesse sessuale. Solo gli uomini pagano le prostitute per fare l’amore; non succede mai che le donne paghino gli uomini.

Alle donne l’erotismo non piace. I giornali per uomini raffigurano donne nude. I giornali per donne presentano donne vestite alla moda.

Gli uomini e le donne: due universi differenti e separati. Gli uomini sono avventurosi, fantasiosi. Le donne sono frivole e pratiche.

Solo il sesso riunisce uomini e donne, nel periodo dell’amore. Bambini e bambine stanno separati. I giovani si cercano. Le coppie sposate tendono a separarsi: la moglie sta con le amiche e il marito con gli amici. I vecchi stanno anche essi separati.

Solamente nel periodo dell’accoppiamento i sessi si cercano e stanno insieme. Ma i due sessi vogliono due cose diverse: il maschio vuole montare. La femmina vuole protezione, una casa, un figlio.

Il comportamento sessuale dei maschi e delle femmine è identico in tutti, anche negli animali. Ho visto cani che corteggiavano. Il maschio era desideroso e servizievole. La femmina era sprezzante e indifferente. Proprio come succede fra uomini e donne. (Ho visto addirittura un cane omosessuale. Ho osservato un maschio che tentava di montare un altro maschio anche se una femmina era lì vicino).

Il comportamento sessuale è formato da un percorso a tappe rigidamente obbligate.
In amore c’è un percorso rigido, obbligato da seguire. Non è possibile ottenere subito un pompino da una donna. Prima ci sono gli sguardi, poi il corteggiamento, le conversazioni tenere, poi i baci, poi le carezze, poi si palpa il seno, poi il sesso, poi ci sono i rapporti tradizionali e poi le varianti.

Queste sono fasi fisse che all’inizio bisogna svolgere nell’ordine citato. Non è possibile palpare prima il sesso e poi il seno. Non è possibile invertire l’ordine di successione delle fasi. Se il maschio tenta di saltare una fase, la femmina si offende e il rapporto si interrompe.
Esaminiamo brevemente queste tappe.

L’erotismo inizia con l’amore platonico, poetico, sentimentale, fatto di sguardi, sogni, sospiri, silenzi....
L’amore platonico è una malattia, è una piccola morte. È una diminuzione dell’individualità a vantaggio dell’altro.

Scrive Frank Graegorius: «Amore e morte. La stessa cosa, in fondo. Nell’uno e nell’altra si rinunzia alla propria individualità, ci si dona, ci si annulla».
Un essere profondamente innamorato è triste, romantico, ispirato, creativo. (All’inizio tristezza e paura accompagnano ogni forma di sessualità fino all’orgasmo che è estasi, incoscienza, annullamento).

Durante l’innamoramento l’uomo si eleva dal mondo; idealizza il mondo e la donna. L’innamorato è un mistico, un poeta, un sognatore.
L’amore platonico è il grande trucco della Natura che sprofonda l’uomo nella materialità attraverso l’illusione della Poesia, dell’Etereo, del Sogno, della Felicità, dell’Estasi.
Adesso incomincia il secondo stadio fatto di parole, carezze, dolcezze, baci, passeggiate mano nella mano, piccole offerte di doni. Anche questo stadio è molto romantico ma prosegue lentamente e inesorabilmente verso lo stadio successivo.

Arriva un momento in cui i baci e le carezze si fanno sempre più caldi e profondi ma non bastano più. Incomincia l’amore fisico. Il terzo stadio è quello del coito e dei rapporti sessuali normali, uguali e ripetitivi che spesso culminano nel matrimonio. Incomincia lo stadio della materialità, della brutalità della vita, della cruda realtà fatta di bisogni, di obblighi sociali, di doveri. La sessualità è il vertice della materialità.

Scrive Sai Baba:
Il quarto stadio comprende le varianti. La coppia, stanca della routine vuole provare le fantasie: fellazione, cunnilinguo, rapporti anali, sessantanove, spagnola e altre: sadismo, masochismo, voyeurismo, feticismo, ecc. Arrivati a questo punto, arriva la stanchezza e la nausea. Oppure può incominciare l’amore platonico per un’altra donna e il ciclo si ripete.
Durante la storia si alternano periodi di repressione sessuale e periodi di permissivismo. Attualmente l’uomo del duemila ha ancora paura a mostrare il suo corpo nudo.
L’eccessivo permissivismo ha i suoi svantaggi, come pure la repressione. Il permissivismo eccessivo porta alla nausea e all’aumento di malattie veneree.

È conveniente per l’uomo seguire senza freni l’istinto della Natura? Chi segue ciecamente gli istinti della natura rovina la propria vita. Chi dà libero sfogo ai propri impulsi (avidità, ira, odio, sopraffazione, ecc.) finisce per rovinare se stesso. Anche il perseguimento sfrenato dell’istinto sessuale porta a conseguenze disastrose: perdita di denaro, di salute, ecc.
La Natura non è completamente nostra amica. Dobbiamo esercitare sempre l’autocontrollo sugli istinti. Inoltre la Natura, nella scelta fra la sopravvivenza del singolo o della specie, sceglie la specie sacrificando il singolo. Esempio: in alcuni insetti il maschio muore dopo la fecondazione.

All’estremo opposto la repressione genera individui insoddisfatti e affamati in uno dei tre bisogni fondamentali: cibo, sesso, riposo.

La società ha creato i divieti in erotismo, variabilissimi con i tempi e con la latitudine.
Tutti i divieti in erotismo, come conseguenza, innalzano la soglia di eccitabilità nel maschio. Se il seno nudo è normale esso non eccita più. Se i moralisti coprono il seno esso diventa eccitante. Se coprono le braccia, le braccia nude diventano eccitanti.

Se i moralisti allungano la minigonna, le ginocchia diventano eccitanti. Se allungano ancor di più la gonna, le caviglie diventano eccitanti. Se i moralisti impongono vestiti che coprono totalmente il corpo femminile, anche le gambe delle tavole danno scandalo e bisogna coprirle come in Inghilterra nel 1800.





Ci sono movimenti del pensiero che spostano mare e cielo per fare spazio a dimensioni di purezza e passione che vestono il cuore di nuova meraviglia e carezze di felicità. Attraversando l’oblio d’umane carestie d’amore nelle quali sprofonda la sciocca ragione di chi consegna la vita ad un insieme di perfette illusioni, il sentimento buono sorvola l’inganno del quotidiano. La poesia non si prostituisce agli angoli delle strade ma si offre nuda a chi ne coglie il senso dell’eccelso senza pretendere il perchè. Decadente è l’anima di chi sottrae le stelle al cielo; povera è l’esistenza di chi rinnega la dolcezza alla malinconia. Cosa importa se non saprò mai comprendere, se tuttavia quel tanto che mi coglie accende in me assurdi brividi di immenso e lampi di follia e di splendore? Di tanta fatiscente realtà si nutrono i miei occhi che pure scavano fra le macerie della vita dove l’amore mai sconfitto scorre da sempre limpido e gioioso. Le dita tremano, il cuore batte forte e l’orlo malizioso della labbra della primavera si posa sulle mie giocando, vogliosa e impudica, a sospingere calore e vita sulla mia lingua inquieta che assapora il trasporto di quella dolcezza insolente, generosa e docile. L’inverno è alle spalle, la vita bussa alla porta e i campi dell’anima sono già in fiore…

Amanti?


Una parola grossa. Non riuscirei mai a usarla, nemmeno tra me e me. L'unico a pronunciarla è stato il Pensatore. L'ha fatto una volta, e mi è venuto un colpo.
Amante? Io non ho Amanti. Bisognava trovare un'altra parola. Non mi sono affannata per cercarla. Quel giorno, mentre gli parlavo di un'amica che lo aveva incrociato a una festa, il Pensatore mi ha chiesto, serafico: "Ma lei lo sa che sono l'amante della sua amica?". La nostra storia era il mio segreto, la domanda non mi ha turbata. Ma la parola sì. "Amante."
Era il mio amante, il Pensatore? L'idea non mi aveva mai nemmeno sfiorata.
Potevo essere l'amante di un uomo, quando l'unica cosa che volevo da lui era che mi tenesse abbracciata dietro una porta chiusa a chiave? Potevo essere l'amante di un uomo dal quale non volevo altro che quelle ore rubate?
Non sono riuscita ad andare più in là con i miei ragionamenti perché il Pensatore, come accadeva ogni volta, mi ha detto: "Mi è venuto un pensiero", e si è avvicinato al letto. Mi sono messa a pancia in giù, appoggiata sui gomiti, e ho inarcato la schiena. Lui è dietro di me, non lo vedo. Deciso, percorre con le mani i contorni del mio corpo dalle spalle alle cosce, si ferma sulle natiche. Mi stringe a sé e io gli aderisco contro per riempirmi di lui il più possibile. Affondo il viso nel cuscino per soffocare i gemiti di piacere che accompagnano i nostri movimenti e le nostre parole. So che più osceno è l'amplesso, più intenso è il piacere, ma cerco di reprimere persino i miei sospiri.
Mi stringe a sé. Questa è la posizione che mi piace di più, e che piace di più anche a lui. Stretti in questa posizione, i nostri sguardi si incrociano anche se non siamo uno di fronte all'altra. L'importante è che ci sia il punto di incontro. Soffoco la voglia di gridare, dimentico amiche, ragionamenti ed esegesi. Davanti alla perfezione della pratica, la teoria scompare.
Amanti?
Il Pensatore aveva sicuramente le sue ragioni per usare questo termine. È proprio un peccato che io venga da un altro pianeta linguistico, quello della lingua delle donne, che mi devo inventare. Di solito mi affido ai dizionari, ma non sempre mi soddisfano. Hanno il loro linguaggio, le loro definizioni, ma io credo che il termine "amante" significhi troppe cose per adattarsi a tutti gli uomini che ho conosciuto. Troppe cose anche per il Pensatore?

martedì 23 novembre 2010


Vorrei giacere accanto a te,
accarezzare il tuo corpo
chiaro e soave,
sentire l'odore dolce
della tua pelle,
giocare con te
all'amore,
baciarti e perdermi
nel bacio,
abracciarti e sciogliermi in te.

Vorrei stare
con te una vita intera,senza mai
annoiarmi, sempre a cullare
i nostri corpi a inseguire
i desideri, a bruciare
nel fuoco della passione.

Io e te,
tu e me, come
un'unica carne, come una rosa
che mai appassisce
e ogni giorno si rinnova,
nell'estasi
dei sensi.


Noi non possediamo niente,
Siamo lo Spirito del Viaggio,
l’Anima di ogni ricerca.
Non c’è niente di velato
che non debba essere svelato;
niente di nascosto
che non debba essere riconosciuto.
Siamo la Sorgente,
il profumo,
l’Intelletto d’Amore.

lunedì 8 novembre 2010

LA GATTA MORTA


La gattamorta è una mantide religiosa: si muove piano, parla sottovoce e sta a tavola con stile, ma una volta che ha messo le sgrinfie addosso a un uomo, è rovinato. E così i maschi si arroccano su posizioni sempre più difensive. Ma il gattamortismo fa male anche alle donne, che si troviamo rappresentate in una versione sminuente. Quindi nel desiderio di sconfiggerla è indispensabile l’alleanza tra uomini e donne.

Come si riconosce una gattamorta?

1 La preda sei tu.
Non pensare di averla conquistata: sei solo caduto nella rete. Una volta che ti ha puntato, la Gattamorta inizia col lanciarti occhiatine da lontano. Ogni volta che incrocia il tuo sguardo reclina il capo con fare verginale. Casualmente, si fa trovare più volte sul tuo percorso, ancheggiando e lasciando una scia di profumo. Non appena ti fai coraggio e le rivolgi la parola, ti si avvolge attorno come un boa: non te la scrollerai più di dosso per tutta la vita.

2 Quel che dici è Vangelo.
Se non lo capisci al volo che ti sta adulando… Eppure il più delle volte funziona, perché una brava Gattamorta si fa specchio del tuo ego e ti cattura nel tuo disperato bisogno di conferme. Che parli dei tuoi gusti a tavola o dei bulloni che hai appena piazzato al cliente vietnamita, trova irresistibile tutto quel che dici. Ti ascolta incantata, accompagnando la conversazione con molti “ooohhh”, “ma daiii”, “anch’ioooo”…

3 Sei tu il più bello del reame.
Facendo leva sul tuo virile spirito di competizione, ricorre a tecniche di marketing comparativo. Mette l’accento sui difetti degli altri maschi, denigrandoli colpo su colpo. Deve farti sentire più figo di Valentino Rossi, che siccome ha evaso le tasse è un disonesto, o di Raoul Bova, che è truzzo.

4 Le tue amiche sono sue amiche.
Il controllo della concorrenza rientra nelle sue principali attività e siccome tra le tue amiche si può celare una insidia, la tecnica adottata è quella di farsele amiche. Su Facebook studia ogni tua mossa, ma si guarda bene dal partecipare alle tue conversazioni, se non per brevi battute che in realtà significano: “Sei sotto controllo”. Notata l’amica con cui parli di più, alla prima occasione butterà lì: “Simpatica quella tipa” e ti metterà in condizione di dovergliela presentare. Ben presto diventerà amica carissima di ogni tua conoscente, ancora più amica di te. Cosicché se per caso ti “comporterai male”, le avrai addosso tutte perché, brutto e cattivo, la stai facendo soffrire.

5 L’intramontabile arte di farla fruttare.
Tease & denial è la sua arma del potere: te la fa annusare, te la darà, ma meno di quanto ti aspetti. E per poco. Alle prime uscite al massimo un bacio, ti deve studiare: dove la porti a cena, che macchina hai, se sai porgere il cappotto e cosucce così. Passato l’esame, comincerà a vestirsi da zoccola doc, al punto che tu sentirai scottare la sedia e quando, ormai arrapato come un lupo, tenterai di baciarla, questa volta si lascerà baciare. Ma solo un bacetto che è tardi. E scenderà dall’auto mostrando sbadatamente la coscia per farti pregustare le delizie che ti spettano se ti comporterai bene. In una seconda fase diventa esplicita. Ti piace quella posizione? Si mette sempre in quella posizione. Come per tutte le altre cose, una volta capiti i tuoi gusti vi si adegua. A quel punto tu penserai di aver trovato la cuccagna. Sbagliato! L’idillio erotico dura un mesetto, giusto il tempo di sentirsi fidanzata. Dopodiché avrà spesso mal di testa e non si concederà più, se non a prezzo di corteggiamenti estenuanti e regali costosi.

6 La piccola fiammiferaia.
Non le viene neanche in mente di portare la mano al portafoglio. Fa niente se ha la borsa di Gucci al braccio, lei è povera e bisognosa e il momento del conto non la riguarda: paghi tu. La devi sempre andare a prendere sotto casa e ce la devi riportare. Per Natale ti regala un CD, perché è il pensiero che conta, a fronte di un costosissimo gioiello che si sarà premurata di segnalarti la settimana prima, passando “per caso” con te davanti a quella vetrina.

7 La borsa della spesa, questa sconosciuta.
Non avendo carattere né spina dorsale, a portar pesi la poverina non ce la fa. La spesa tocca a te. Quelle rare volte che si degna di passare dal negozio sotto casa, per punizione mangerai solo salumi in busta e gallette di mais. Se non funziona l’ascensore, inscena uno svenimento: portare in giro il suo stesso fondoschiena è un peso insostenibile per lei.

8 La depressione funzionale.
Essendo Gatta (morta) miagola, e il suo miagolìo è in genere un lamento: la durezza della vita, il suo ex che le ha ucciso il cuore, le ingiurie alle elementari… Esser tristi, si sa, attiva l’istinto di protezione nel maschio. Tutte noi abbiamo il mestruo, ma lei ce l’ha più doloroso delle altre. Già cinque giorni prima è giù di morale, piange, ha freddo, non ha fame, non ha voglia. Non dice “sono stanca” ed è morta lì, ma “sono depressa”. E ti guarda come se fossi tu la causa di tanto dolore, o perlomeno come una merdaccia perché lei soffre e tu non la capisci. Ti devi sentire un mostro di insensibilità, sempre.

9 “Se mi lasci mi uccido”
La vita dell’uomo che cerca di liberarsi di una Gattamorta diventa durissima. Il senso di colpa è il suo pezzo da novanta e lo sa usare in modo sublime. Ha sempre barbiturici nel comodino e in borsetta. Non vuole che usi il rasoio elettrico, solo lamette, che tiene in bella vista sulla mensola del bagno. E poi la frase fatidica, la scena madre per eccellenza: “Se mi lasci, mi uccido!”.

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