lunedì 8 novembre 2010

LA GATTA MORTA


La gattamorta è una mantide religiosa: si muove piano, parla sottovoce e sta a tavola con stile, ma una volta che ha messo le sgrinfie addosso a un uomo, è rovinato. E così i maschi si arroccano su posizioni sempre più difensive. Ma il gattamortismo fa male anche alle donne, che si troviamo rappresentate in una versione sminuente. Quindi nel desiderio di sconfiggerla è indispensabile l’alleanza tra uomini e donne.

Come si riconosce una gattamorta?

1 La preda sei tu.
Non pensare di averla conquistata: sei solo caduto nella rete. Una volta che ti ha puntato, la Gattamorta inizia col lanciarti occhiatine da lontano. Ogni volta che incrocia il tuo sguardo reclina il capo con fare verginale. Casualmente, si fa trovare più volte sul tuo percorso, ancheggiando e lasciando una scia di profumo. Non appena ti fai coraggio e le rivolgi la parola, ti si avvolge attorno come un boa: non te la scrollerai più di dosso per tutta la vita.

2 Quel che dici è Vangelo.
Se non lo capisci al volo che ti sta adulando… Eppure il più delle volte funziona, perché una brava Gattamorta si fa specchio del tuo ego e ti cattura nel tuo disperato bisogno di conferme. Che parli dei tuoi gusti a tavola o dei bulloni che hai appena piazzato al cliente vietnamita, trova irresistibile tutto quel che dici. Ti ascolta incantata, accompagnando la conversazione con molti “ooohhh”, “ma daiii”, “anch’ioooo”…

3 Sei tu il più bello del reame.
Facendo leva sul tuo virile spirito di competizione, ricorre a tecniche di marketing comparativo. Mette l’accento sui difetti degli altri maschi, denigrandoli colpo su colpo. Deve farti sentire più figo di Valentino Rossi, che siccome ha evaso le tasse è un disonesto, o di Raoul Bova, che è truzzo.

4 Le tue amiche sono sue amiche.
Il controllo della concorrenza rientra nelle sue principali attività e siccome tra le tue amiche si può celare una insidia, la tecnica adottata è quella di farsele amiche. Su Facebook studia ogni tua mossa, ma si guarda bene dal partecipare alle tue conversazioni, se non per brevi battute che in realtà significano: “Sei sotto controllo”. Notata l’amica con cui parli di più, alla prima occasione butterà lì: “Simpatica quella tipa” e ti metterà in condizione di dovergliela presentare. Ben presto diventerà amica carissima di ogni tua conoscente, ancora più amica di te. Cosicché se per caso ti “comporterai male”, le avrai addosso tutte perché, brutto e cattivo, la stai facendo soffrire.

5 L’intramontabile arte di farla fruttare.
Tease & denial è la sua arma del potere: te la fa annusare, te la darà, ma meno di quanto ti aspetti. E per poco. Alle prime uscite al massimo un bacio, ti deve studiare: dove la porti a cena, che macchina hai, se sai porgere il cappotto e cosucce così. Passato l’esame, comincerà a vestirsi da zoccola doc, al punto che tu sentirai scottare la sedia e quando, ormai arrapato come un lupo, tenterai di baciarla, questa volta si lascerà baciare. Ma solo un bacetto che è tardi. E scenderà dall’auto mostrando sbadatamente la coscia per farti pregustare le delizie che ti spettano se ti comporterai bene. In una seconda fase diventa esplicita. Ti piace quella posizione? Si mette sempre in quella posizione. Come per tutte le altre cose, una volta capiti i tuoi gusti vi si adegua. A quel punto tu penserai di aver trovato la cuccagna. Sbagliato! L’idillio erotico dura un mesetto, giusto il tempo di sentirsi fidanzata. Dopodiché avrà spesso mal di testa e non si concederà più, se non a prezzo di corteggiamenti estenuanti e regali costosi.

6 La piccola fiammiferaia.
Non le viene neanche in mente di portare la mano al portafoglio. Fa niente se ha la borsa di Gucci al braccio, lei è povera e bisognosa e il momento del conto non la riguarda: paghi tu. La devi sempre andare a prendere sotto casa e ce la devi riportare. Per Natale ti regala un CD, perché è il pensiero che conta, a fronte di un costosissimo gioiello che si sarà premurata di segnalarti la settimana prima, passando “per caso” con te davanti a quella vetrina.

7 La borsa della spesa, questa sconosciuta.
Non avendo carattere né spina dorsale, a portar pesi la poverina non ce la fa. La spesa tocca a te. Quelle rare volte che si degna di passare dal negozio sotto casa, per punizione mangerai solo salumi in busta e gallette di mais. Se non funziona l’ascensore, inscena uno svenimento: portare in giro il suo stesso fondoschiena è un peso insostenibile per lei.

8 La depressione funzionale.
Essendo Gatta (morta) miagola, e il suo miagolìo è in genere un lamento: la durezza della vita, il suo ex che le ha ucciso il cuore, le ingiurie alle elementari… Esser tristi, si sa, attiva l’istinto di protezione nel maschio. Tutte noi abbiamo il mestruo, ma lei ce l’ha più doloroso delle altre. Già cinque giorni prima è giù di morale, piange, ha freddo, non ha fame, non ha voglia. Non dice “sono stanca” ed è morta lì, ma “sono depressa”. E ti guarda come se fossi tu la causa di tanto dolore, o perlomeno come una merdaccia perché lei soffre e tu non la capisci. Ti devi sentire un mostro di insensibilità, sempre.

9 “Se mi lasci mi uccido”
La vita dell’uomo che cerca di liberarsi di una Gattamorta diventa durissima. Il senso di colpa è il suo pezzo da novanta e lo sa usare in modo sublime. Ha sempre barbiturici nel comodino e in borsetta. Non vuole che usi il rasoio elettrico, solo lamette, che tiene in bella vista sulla mensola del bagno. E poi la frase fatidica, la scena madre per eccellenza: “Se mi lasci, mi uccido!”.

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