venerdì 29 gennaio 2010

angelo azzurro

Eros è il nome dato da Freud all’istinto di vita, contrapposto a thanatos, l’istinto di morte.

Ma Eros partecipa anche del significato di libido, quest’ultima intesa anche come l’insieme degli istinti di conservazione.

Più comunemente tale sostantivo è assimilabile al termine Amore e, quindi, per erotico s’intende l’aggettivo Amoroso, specie quello sensuale.

Ne discende che l’erotismo può contenere l’insieme degli istinti, dei desideri, delle manifestazioni relative alla sfera sessuale: per dirla più sfacciatamente esso può anche rappresentare una particolare propensione verso il godimento di tipo sessuale e può persino discendere da un piacere che proviene dall’eccitazione di alcune zone corporee (erogene), al punto che, in ispecie nel parlar colto, erotizzazione finisce per attribuire un significato sessuale ad un qualcosa che apparentemente non ce l’ha.

Però sono maggiormente interessato a tutto ciò che dall’erotismo si diparte, agli effetti, anche collaterali, che dall’eros conseguono, persino a ciò che all’eros si contrappone per travestirsi da thanatos, finendo così per trasformare l’amore in morte.

Più spesso nell’attuale cultura occidentale il soddisfacimento delle pulsioni erotiche si contrappone in maniera evidente a quelle che sono le esigenze di stabilità, sicurezza e positività che il viver borghese e in una maniera cosiddetta civile ed adattata, pretende dall’individuo, dalla coppia o dalla famiglia.

Anche le arti visive e cinematografiche in particolare ci mettono in guardia rispetto a quale inevitabile discesa di tutti i gradini dell’abiezione oltre che dello status sociale, possa incorrere chi, come il povero professore nell’Angelo Azzurro (1930), venga trafitto da un ossessivo desiderio erotico come quello per Marlene la quale proprio questo ha incarnato per quasi tutto il secolo scorso.

Il rapporto tra aggressività ed erotismo è ben visibile in questa pellicola, ma anche Shakespeare ce ne da un chiaro esempio letterario con il suo “Romeo e Giulietta”, 16 anni lui, 14 lei.

In quella tragedia, ricordo, son morti violentemente ben cinque personaggi compresi i protagonisti (Mercuzio, Tebaldo, Paride).

E tutto questo perché?

Il genio di Stratford on Avon ce lo fa solo intuire.

Cos’è che aveva trasformato l’amore in morte e di cos’era metafora quella tragedia? In buona sostanza, cos’è che ci ha voluto comunicare Shakespeare “tra le pagine chiare e le pagine scure”?

L’urgenza dell’appagamento del desiderio, del godimento che non è possibile dilazionare: l’esemplificazione metaforica è proprio quella del piacere erotico, quello di specie apparentemente più bassa, di cui pare facilissimo fare a meno, ma che pur tuttavia urla le sue esigenze.

Così Shakespeare è riuscito con la letteratura a coniugare l’Eros col Thanatos: non è l’orgasmo definito dagli autori francesi come “petit mort”?

Uno degli “effetti collaterali”, per la verità non infrequenti, che dall’Eros conseguono talvolta inevitabilmente, finendo addirittura per rivolgersi contro l’erotismo stesso e ad esso contrapporsi, è la Passione.

La Passione non corrisponde affatto ad un felice stato di benessere sensuale.

Essa non è identificabile con l’innamoramento, non è l’amore e forse non è neppure il piacere o il godimento erotico.

L’etimo scaturisce da patior, soffro e, quindi, ne può venir fuori una spiegazione altra.

Passione è quella di Cristo nella settimana contraddistinta per l’appunto col termine di Passione…

Così come avviene per un accadimento umano assai frequente e altrettanto fortemente segnato dalla passione erotica: soffro per lei\lui, se non c’è, ma anche, talvolta, quando c’è e, quando se ne va, seppur temporaneamente, è come se non avessi nulla, l’ho persa\perso…che starà facendo in questo momento?…si starà soddisfacendo con un'altra\altro? Sono stato piacevole…all’altezza della situazione…? No di certo. Angoscia, anche di prestazione, dolore lancinante è la sua mancanza dalla mia vita, anche quando è ancora lì, presente, a portata di mano.

La passione erotica si porta appresso altri effetti quali il tradimento, l’infedeltà, il perdersi nel vortice di tutti gli incantesimi e fascinazioni.

Così che l’individuo finisce per non esser più sé stesso e non riesce a padroneggiare le proprie azioni e a non poter più essere arbitro del proprio destino con un dolore che, in una reazione a catena, coinvolge anche chi circonda colui che ne è affetto, condito di separazioni e di morte.

E madame Bovary sono anch’io, siete voi.

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