sabato 10 ottobre 2009

Incantesimo



Se, seduto al tuo scrittoio, metti da parte il lavoro,

prendi un libro, ti rivolgi a questi versi

e leggi che io qui m’inginocchio, appoggiando

l’orecchio dove sul tuo petto i muscoli

s’inarcano come grossi volumi che si aprono, in curve di gabbiani,

traversando per le onde del tuo cuore,

e mi passi le mani fra i capelli,

sfilando dalla massa ribelle ciocche

lisce come segnalibri di seta scarlatta,

mi accarezzi le guance come se addolcissi

di cartavelina le pagine

irrigidite, e mi tiri vicino

per leggermi solo dagli occhi, allora vedrai,

in argenteo bianco e nero, te stesso,

seduto al tuo scrittoio, prendere un libro,

rivolgerti a questi versi, e allora, amore,

non saprai chi di noi due legge

ora, chi scrive, e chi è scritto.

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