GIUDITTA
Come un’amante nel culmine dell’amplesso afferra con passione i capelli dell’ uomo cui appartiene, quasi a volerlo trattenere, così Giuditta allunga le dita affusolate sulle chiome di Oloferne … ci si accorge appena che il suo capo è lì, mozzato …
Lei è lì, gli occhi semichiusi e la labbra dischiuse nel godimento della vittoria, trionfante, con una luce che le accarezza il seno, nuda solo a metà, quella metà sensibile/visibile che basta da sola, ad una donna, per indurre o porre fine ad una guerra …
L’altra metà, quella delle intime profondità e della strategia, è coperta e lasciata sapientemente al mistero ed al sacro cui l’oro, che l’avvolge, rimanda.
Lo sfondo, di cui la donna appare quasi un intarsio e sul quale predomina, allude al regno sconfitto dalla di lei astuzia mentre il diadema prezioso che a sua volta le “mozza” il capo, suggerisce che essa stessa è vulnerabile al gioco che l’ha resa immortale.
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